Giotto, La strage degli innocenti -
Non si può dire che sia servito a molto
perché il male dalla terra non fu tolto.
F. De Andrè, Si chiamava Gesù
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Mi lascio ispirare
La storia della salvezza è una storia intrisa di sangue: lo è da Abramo fino a Gesù e, come ci viene mostrato oggi, continua anche dopo la nascita del Salvatore. Anzi, terribile a credersi, è proprio questo evento a generare il più efferato degli omicidi.
Davanti a questo dolore, il nostro cuore ma anche la nostra mente dubita. È il male l’ultima parola del mondo o c’è ancora speranza?
Il Creatore ha preferito farsi debole ed indifeso, affidando a noi la scelta: lasciarsi sopraffare da questo male così inspiegabile ed incontrollabile o dare seguito a quella gioia che è nata nel nostro cuore la notte di Natale?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale mio dubbio di fede affido al Signore, oggi?
Quale gioia riconosco nel mio cuore?
In quale luogo della mia vita trovo ancora una ragione per sperare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Dicembre
2020
Un Dio debole
commento di Mt 2,13-18, a cura di Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani