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Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa.
Giuseppe Ungaretti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,67-79)
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Mi lascio ispirare
E venne ad abitare in mezzo a noi, con noi, per noi.
Il canto di Zaccaria, che rompe il mutismo e il silenzio, sono parole che sgorgano guardando suo figlio Giovanni: è il canto di lode dell’attesa di una vita intera (quella di Zaccaria e di Elisabetta) e di una Storia intera.
Zaccaria, guardando suo figlio, sa che Dio mantiene le promesse fatte e ne diventa testimone. Sa anche che Dio si farà uomo e verrà ad abitare in mezzo a noi, si farà il vicino della porta accanto. Nascerà, crescerà, giocherà, mangerà, piangerà, soffrirà e morirà – ma, soprattutto, amerà come mai nessun uomo ha amato l’umanità tutta.
Luce che stana le tenebre, mano che ci salva dai nemici, primi fra tutti quelli che ci portiamo dentro.
Sono giorni difficili, sospesi, questi che viviamo: contiamo le persone che possiamo avere accanto, c’è più silenzio, meno frenesia. È un tempo allora anche prezioso, privilegiato.
A noi spetta solo aprire, spalancare le porte e accogliere.
Lui nasce anche per te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali tenebre porti dentro?
Quali parole useresti per rompere questo silenzio?
Guarda indietro a questo anno: per che cosa rendi lode?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Dicembre
2020
Un nuovo vicino
commento di Lc 1,67-79, a cura di Francesca Carraro