René Magritte, Il falso specchio, 1928 -
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 20,27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
Mi lascio ispirare
Nel Credo ripetiamo tutte le volte «credo nella remissione dei peccati, nella resurrezione della carne, nella vita eterna».
Credere in questo, ci dice Gesù oggi rispondendo ai sadducei – e con loro a tutti i nostri dubbi –, vuol dire non essere figli di una logica di vita dipendente dalla morte; avere oggi la dignità per concepire l’avvenire e la resurrezione, una vita cioè liberata da condizioni definitive, comporta abbandonare la logica del prendere per entrare nella logica dell’accettare, del ricevere e dell’accogliere, nella logica dell’annunciare quindi del dare; allora la vita, come la carne e il corpo, non sarà più soggetta al passaggio della fine, al settimo giorno della creazione, ma all’ottavo giorno della resurrezione.
Lo schema chiuso di un’ottica miope si applica ai grandi concetti come al quotidiano e rende totalmente differente la consapevolezza di chi siamo.
Possiamo scegliere in base a ciò che crediamo, alla posizione che vogliamo assumere, se essere figli del mondo e fratelli fino ad un certo punto, oppure essere figli di Dio e fratelli fino in fondo, perché in fondo non troveremo altro che Uno solo che ci ama così come siamo e che da sempre, con Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, e quindi anche con noi, vive in un giorno senza fine, in un matrimonio eterno che è una creazione d’Amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come guardo alla vita e alla morte?
Cosa cambia nel concreto considerando le diverse logiche che mi propone Gesù?
Chi, nonostante sia morto, è presente e vivo nella mia quotidianità, con me, nei miei gesti, nel mio modo di agire e pensare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Novembre
2020
Fu sera e fu mattina, ottavo giorno
commento di Lc 20,27-40, a cura di Mounira Abdelhamid Serra