-
Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
Galileo Galilei
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (19,41-44)
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Mi lascio ispirare
I nostri occhi sono abituati a guardare, ci passano davanti tantissime immagini, ma non sempre riusciamo davvero a comprendere e riconoscere ciò che vediamo. Un po’ come le illusioni ottiche: al primo sguardo vediamo qualcosa, ma quando concentriamo il nostro sguardo, ci appare tutt’altro. Guardare non è semplicemente lasciare che un’immagine si formi sulla nostra retina, ma permettere che quella immagine entri in noi, lasciarci visitare dalle cose, lasciarle entrare nella nostra vita e non farle solo scorrere come le immagini di un film che guardiamo ma in cui non siamo protagonisti.
Gesù si commuove vedendo Gerusalemme, perché non si è lasciata coinvolgere nella storia di salvezza, è rimasta come lo spettatore del film, senza saper vedere il cammino possibile verso la pace. Quando il nostro sguardo è superficiale, veloce, tutto resta esterno a noi. Il verbo “visitare” ci aiuta a comprendere la delicatezza di Dio. Le opportunità, “quello che porta alla pace”, non sono qualcosa di invadente e inopportuno, ma qualcosa che ci viene a visitare, che bussa e chiede di essere invitato ad entrare nella nostra vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi impedisce di guardare col cuore?
In quali occasioni mi è capitato di piangere per compassione?
Che cosa mi aiuta a far entrare ciò che mi visita e a camminare su strade di pace?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Novembre
2020
Vedere e comprendere
commento di 19,41-44, a cura di Chiara Selvatici