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Sii fedele a ciò che esiste dentro di te.
André Gide
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Mi lascio ispirare
Oggi al centro c’è la sapienza della croce, che si scontra con la voce del mondo che induce ad abbandonarla. Di fronte alla falsità dei farisei e ai progetti di Erode, sarebbe normale piegarsi al loro volere e dunque fuggire, normale abbandonare quello che li provoca e li scatena, le nostre strade, i nostri desideri, e in qualche modo ciò che siamo.
Gesù invece non si lascia snaturare, continua la sua vita di annuncio, continua a compiere guarigioni, conservando quella fedeltà a sé stesso che gli costerà la vita, quella fedeltà che è amore per il padre che lo ha generato.
«È necessario», dice: sa che la profezia che ci consegna dovrà passare per il sacrificio dell’agnello. Sa che solo così la vita che ci lascia in eredità potrà mostrare tutta la sua forza, tutta la sua capacità di liberare.
E non sarà possibile che questo accada fuori Gerusalemme, perché è a Gerusalemme che sono ammassati il disprezzo di ciò che il padre ha fatto di lui, il rifiuto di una vita libera, la paura che trattiene la vita che ci abita dall’esprimersi, dall’emergere nel nostro quotidiano.
Gesù ci assicura che la profezia che annuncia la Pasqua si compirà a Gerusalemme: saprà esplodere nel coagulo di tutto ciò che è nemico della nostra natura, fino a renderlo un sepolcro deserto. Sarà proprio questo passaggio di morte a segnare un’alba nuova, proprio dal fondo di quel sepolcro sapremo riconoscere in Gesù la benedizione mandata dal padre, che ci riporta di nuovo, sorprendentemente, a noi stessi, regalandoci una vita maggiore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di fronte a quale croce il mondo mi chiama a disertare?
Attraverso quale croce il Signore mi chiama alla Pasqua, ad una promessa di una vita più grande, in cui sarò più libero di essere me stesso?
Che cosa significa, adesso e per me, abbracciare la mia croce?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Ottobre
2020
La sapienza della croce
commento di Lc 13,31-35, a cura di Elena Benini