James Turrell, Roden Crater -
Che dirò di loro se non che si stagliano nella luce, ma con la schiena rivolta al sole? Essi vedono soltanto la loro ombra, e questa è la loro legge. E cos’è il sole per loro se non un seminatore di ombre?
Kahlil Gibran, Il Profeta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Mi lascio ispirare
Gesù si trova nella sinagoga a insegnare in giorno di sabato. Lì c’è anche una donna, è curva e uno spirito le impedisce di stare dritta. L’infermità non è solamente fisica: la tiene costretta in una postura che le impedisce di guardare verso l’alto; è piegata verso terra ed è ripiegata e concentrata tutta su se stessa. Sembra essere impassibile, abituata ormai a stare così, non ha nome, è ferma. Gesù in mezzo alla folla la vede e la chiama a sé.
A volte siamo talmente concentrati su noi stessi, sulle nostre difficoltà, sofferenze o paure, che forse ci dimentichiamo che il Signore ci guarda e così anche noi diventiamo curvi e non riusciamo a guardare verso l’alto e a glorificare e ringraziare Dio per la vita che ci dona tutti i giorni. «La chiama a sé»: è molto bella l’umiltà della donna che, nella sua infermità, va verso Gesù, accoglie il suo sguardo e si lascia liberare dalla malattia e glorifica Dio.
Il capo della sinagoga si sdegna per quello che fa Gesù e si rivolge alla folla. Lui, al contrario della donna, non accoglie lo sguardo del Signore, non cerca l’incontro con lui, non vede la salvezza e non glorifica Dio; rimane chiuso in se stesso e nell’osservanza pedissequa della legge.
Gesù gli risponde con un esempio molto pratico, e attraverso esso ridà significato allo Shabbat. Il sabato è infatti il giorno in cui gli ebrei ricordano di essere stati liberati dalla schiavitù dell’Egitto, il giorno in cui slegano il bue o l’asino dalla mangiatoia per farli abbeverare e allora quale giorno migliore di questo per liberare una donna da una morsa tanto stretta da tenerla inferma da diciotto anni? Nel giorno di sabato l’uomo si ferma, cessano tutte le sue attività. È Dio ad agire, è Dio che attraverso il suo sguardo salva.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni mi sono sentito legato?
Cosa mi tiene piegato? Cosa mi aiuta ad accogliere e a vedere lo sguardo di Dio su di me?
Quando mi sono sentita salvato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Ottobre
2020
Riuscire a guardare verso l’alto
commento di Lc 13,10-17, a cura di Pietre Vive (Roma)