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Il Regno è rivelato, è dono, non è frutto di ricerca. [...] esso può rimanere nascosto per coloro che vivono con gli occhi e col cuore chiusi. [...] il mistero del Dio di Gesù Cristo è un mistero di partecipazione di sé all’uomo, è un mistero d’amore che suppone la capacità di saper ricevere.
Carlo Maria Martini, Qualcosa di così personale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11, 29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Mi lascio ispirare
Folle di pensieri, preoccupazioni, insoddisfazioni, urgenze, giudizi, condanne, principi, definizioni, ricordi, ipotesi, affanni si accalcano alle porte del nostro stare al mondo, di giorno in giorno; vivere la quotidianità del nostro essere in relazione, a noi stessi, alle varie situazioni e agli altri, è a tratti faticoso e doloroso nonostante tutta la buona volontà di cui siamo capaci.
Essere in relazione a Dio diviene così una pretesa di continue conferme, il capriccio infantile di piedi puntati per terra per avere attenzione. Il Maestro ci solleva da questa condizione, da questa posizione scomoda e ci invita scuotendoci a tornare con Lui all’essenzialità di ciò che siamo: figli dell’essere umano e figli di Dio.
Dentro il nostro animo, al centro del nostro cuore abita lo Spirito Santo che ci trasforma nei segni e nel respiro per i quali noi puntiamo i piedi per terra.
Bisogna allora con umiltà tornare dinanzi a Dio e dinanzi a noi stessi, ricordare di essere umani e accettare che la nostra stessa vita sia segno e parola di Dio, anzitutto per noi e quindi anche per il resto.
Lì dove, dentro o fuori, ci sia tenerezza e perdono, sollievo e ascolto possiamo riconoscere la firma del figlio dell’uomo, la sua presenza nel nostro cammino, la sua guida, la sua pace per noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale posizione del corpo assumo nel mettermi dinanzi a Dio?
Cos’è ciò che ora mi sta maggiormente a cuore e con quali parole lo presento a Dio?
Di cosa mi parla oggi il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Ottobre
2020
Accogliere il dono
commento di Lc 11, 29-32, a cura di Mounira Abdelhamid Serra