Ph. Verena M. -
Può certo il fuoco morire in seno alla terra
e placarsi il mare;
può non fiorire la primavera,
ma questo cuore è impossibile
che non si illuda ancora.
Ovvero a un albero somiglio
che non attende ormai di fiorire.
Ma tu, signore della vita,
manda la bufera a coprire il torrente,
manda abbondanti piogge alle mie radici.
David Maria Turoldo, È pur sempre un prodigio fiorire
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
Queste acque chiare e ferme mi chiamano, la loro voce è la tua, Signore. Ti accosti alla mia terra, alle mie rive. Mi chiedi aiuto: è la mia barca che hai scelto per insegnare alle folle. Sono tuo complice prima ancora che io me ne accorga. Tuo indegno complice, perché davanti al miracolo della meraviglia, crollo: sono un peccatore. Un mortale con le mani sporche e il cuore confuso, incapace di credere alle reti colme che le mie mani stringono quasi per un riflesso involontario.
Farmi tuo complice, offrirti la mia barca, ascoltarti… nulla basta, se non mi riscopro capace di affidarmi abbastanza da poter agire «sulla tua parola». Le mie reti vuote, la mia barca svuotata del suo senso, il mio cuore incredulo, tutto nelle tue mani ritrova dignità: le reti ricolme, la barca tuo strumento, il cuore pentito, svuotato non per essere nudo guscio ma per essere finalmente pronto ad accogliere, a colmarsi della tua abbondanza.
Perché anche oggi la tua risposta al mio bisogno è sovrabbondante; e se io all’inizio non capisco, tu attendi paziente. Ecco la tua mano scostare dal mio viso l’indegnità: non più peccatore, sono tuo alleato, sei mio alleato. Hai scelto proprio me per pescare uomini con te, per te.
Tiro la mia barca a terra, lascio tutto e ti seguo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della mia vita mi sento chiamato a fare (più) spazio per il Signore?
Quando mi sono sentito davvero affidato?
Quale mio bisogno affido al Signore, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Settembre
2020
Sovrabbondante meraviglia
commento di Lc 5,1-11, a cura di Verena M.