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Il vento sparso luccica tra i fiumi della pianura, il monte ride raro illuminandosi, escono barlumi dall’acqua, quale messaggio più chiaro? È tempo di levarsi su, di vivere puramente.
Mario Luzi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Mi lascio ispirare
Due modi di pensare la vita: da una parte Pietro che ci rappresenta nel nostro desiderio di salvarci la pelle. Dall’altra parte Gesù che ci aiuta a riconoscere che dentro di noi c’è la volontà di aiutarci reciprocamente; pronti a pagare di tasca propria. E sempre la logica di Pietro, in un modo o nell’altro, si presenta nella nostra vita: a volte sdrammatizza le situazioni, a volte le rappresenta come insormontabili, tutto per non passare attraverso quella dinamica di morte di croce, di sconfitta, che in realtà piena di amore invece è già resurrezione, vittoria.
Il campo, perché dia frutto, è necessario che sia arato – e nell’aratura e semina ben operata già si può sperare in una buona raccolta.
Ogni fatica, ogni difficoltà, ogni sfida, possono rappresentare quel campo arato da accogliere e non da evitare come vorrebbe fare Pietro. Entrare dentro in quel campo con tutto l’amore che abbiamo per poter gustare reciprocamente vita, vitalità.
E se questa pandemia ci avesse insegnato, impresso nella carne che non possiamo salvarci da soli, che non possiamo più salvarci la pelle da soli, ma abbiamo la collaborazione, il coinvolgimento di tutti? E che tutto questo ci costringe a rivedere il nostro rapporto tra distanza che poniamo con l’altro. Una distanza sociale che oggi diventa protezione dell’altro oltre che di noi stessi. Stimolati dalla realtà a salvarci insieme, mettendoci in gioco reciprocamente, ognuno con le proprie capacità, ognuno consapevole di essere invitato a metterci quel “di più” che spesso si paga a caro prezzo, cioè fa soffrire ma è pieno di significato vitale per tutti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale ambito della tua vita ti capita di pensare a “salvarti la pelle”?
In quale occasione hai sperimentato, in situazioni di “perdita”, sorprendenti possibilità per ritrovarti?
Per chi oggi sei pronta/o a giocarti secondo la logica che vive e ci propone il Cristo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Agosto
2020
Due vie: salvarci o salvarmi?
commento di Mt 16,21-27, a cura di Loris Piorar SJ