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- Professore, è vero tutto questo? O sta accadendo dentro la mia testa?
- Certo che sta accadendo dentro la tua testa, Harry! Dovrebbe voler dire che non è vero?
Harry Potter e i doni della morte
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6, 17-29)
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Mi lascio ispirare
Questo re Erode non è quello che ordinò la strage degli innocenti. È suo figlio. Ma si chiama come lui, e in effetti siede dove sedeva lui, risponde a chi rispondeva lui, abita nel suo stesso palazzo, e si lascia trascinare dallo stesso vorticoso danzare del proprio io.
C’è quindi una “storia prima”, un sentiero antico, in questo caso già battuto dal padre, ma anche da lui stesso, che torna e ritorna, connotato dagli stessi atti violenti, e che ormai è l’unica strada che si conosce, quella che in fondo ha sempre funzionato, quella che garantisce il risultato che tutti si aspettano da lui.
E poi c’è il dono della profezia, che ci fa conoscere i pensieri di Dio, e che raggiunge Erode “da fuori” attraverso la voce di Giovanni che grida dalle prigioni, dalle segrete del palazzo, e “da dentro” attraverso questo interesse per il profeta, questa voglia di ascoltare, di approfondire, di mantenere in vita quella voce che annuncia un nuovo possibile.
Chi infatti si lascia rimproverare volentieri se non chi sente che c’è davvero un’altra possibilità? Se non chi, in fondo, la desidera?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ci sono vie che girano intorno a me stesso, che aspiro profondamente ad abbandonare?
Ci sono rimproveri che ho ascoltato volentieri, perché hanno verbalizzato e annunciato desideri che non avevo il coraggio di esprimere?
Come mi raggiunge il dono della profezia, fuori di me e dentro di me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Agosto
2020
Da fuori e da dentro
commento di Mc 6, 17-29, a cura di Elena Benini