Foto di Mateusz Dach da Pexels -
L’invidioso mi loda senza saperlo.
Kahlil Gibran
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Mi lascio ispirare
Siamo forse troppo impegnati a guardare a cosa hanno e ricevono gli altri da non saper vedere che ciò che abbiamo ricevuto corrisponde alla giusta ricompensa pattuita, a quanto avevamo richiesto, a quanto avevamo desiderato fino a quel momento. La giustizia è stata applicata, ciò che era stato pattuito è stato dato, ma l’amore smisurato scardina ogni equilibrio e allora nasce l’invidia e la rabbia.
Vedere che altri ricevono come noi, più di noi, non ci fa gioire con loro e per loro. Abbiamo bisogno di riconoscenza, di amore e diventiamo invidiosi, non riusciamo a godere di ciò che riceviamo perché siamo impegnati a controllare cosa hanno ricevuto gli altri. L’amore sovrabbonda, può dare la felicità anche a coloro che si sono sentiti esclusi, senza la possibilità di lavorare. A coloro che nessuno aveva chiamato, agli ultimi, agli esclusi, viene ridata la dignità di uomo, di lavoratore, e quindi viene data loro la stessa paga.
Dio ci ricompensa non per quello che facciamo, ma per quello che siamo: lavoratori che Lui chiama a contribuire alla realizzazione del suo Regno. Egli vuole che tutti partecipiamo alla condivisione dei frutti del lavoro, per vivere in pienezza la bontà dell’amore. Il giusto equilibrio dell’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ci sono situazioni in cui sento crescere in me l’invidia?
Cosa provo quando sento di subire un torto?
Cosa mi aiuta ad entrare nella logica inversa, che fa degli ultimi i primi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Agosto
2020
Il giusto equilibrio dell’amore
commento di Mt 20,1-16, a cura di Chiara Selvatici