Ph. Alfred Stieglitz, Margaret Prosser’s Clasped Hands in Lap -
Ciò che devi accettare adesso è il perdono e io ti dico che questo è la cosa più difficile da accettare e che devi farlo continuamente.
Flannery O’Connor
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 18,21-19,1)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Mi lascio ispirare
Le parole di Gesù a Pietro «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» sono molto spesso lontane da noi e forse anche un po’ difficili da comprendere. Infatti a queste parole si contrappone spesso la sensazione che abbiamo di non saper vivere tutto questo.
Ci sono delle situazioni che noi vorremmo perdonare, ma il dolore, la rabbia tutto ciò che portiamo dentro sembrano più forti del nostro proposito. Di fronte a questo possiamo ricordare le volte in cui ci siamo sentiti perdonati dal Signore e dagli altri e da questo sentire cercare di ripartire.
Possiamo allora sperimentare che il perdono che riceviamo è ciò che ci dà vita, ciò che ci fa rinascere, e il perdono che doniamo è ciò che ci fa sentire vivi. Se non riusciamo a perdonare vuol dire che non abbiamo mai sperimentato il dono del perdono ricevuto, dell’amore gratuito dell’altro.
Gesù conclude con «perdonerete di cuore»: perdonare è possibile solo se ricordiamo, se portiamo nel cuore il perdono e non l’errore nostro o dell’altro. Se ricordo e sento vivo l’amore del Padre e del fratello allora riesco a perdonare di cuore, se questo non avviene anche il perdono può diventare la peggior vendetta (“mi sento superiore perché ti perdono”)…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale perdono che non riesco a donare affido oggi al Signore?
In quali occasioni sono stato perdonato? Come mi sono sentito?
Quale ferita offro al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Agosto
2020
Ricordare, perdonare
commento di Mt 18,21-19,1, a cura di Domenico Pugliese