- Andrea Solario - Salomè con la testa di Giovanni il Battista
Ci sono persone che sanno tutto, e purtroppo è tutto quello che sanno.
Oscar Wilde
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Mi lascio ispirare
Erode è un re, ricco, potente, circondato dalle sue sicurezze, ma è anche un uomo che non ha il coraggio di entrare in contatto con i suoi sentimenti più profondi. Disperatamente si aggrappa alle situazioni del momento per giocarsi in scelte importanti che però lo riconducono ogni volta a un gusto amaro. Con il tempo è diventato arrogante e scontroso perché ha paura che la gente possa accorgersi della sua fragilità. È così che Erode ottiene tutto con la prepotenza, vivendo una vita da insoddisfatto che, passo dopo passo, lo porta nel baratro dell’infelicità.
Quando sente della fama di Gesù, subito si immagina che sia quel Giovanni che lui ha fatto ammazzare seppur controvoglia. Vive costantemente nel senso di colpa perché sa che la morte di questo uomo è conseguenza della sua mancata presa di posizione. Lui, persona di autorità, che rimane vittima misera di un raggiro. La sua paura di fare una brutta figura di fronte ai commensali (cosa penseranno di me? Non posso rimangiarmi la parola data, non sarebbe coerente da parte mia…) è ciò che lo tiene in scacco. Anziché far valere dentro di sé la dignità di essere umano, fa prevalere l’orgoglio di valere qualcosa perché ha un potere che gli è stato dato dall’esterno.
Erode è un uomo che innanzitutto fa violenza su se stesso, misconoscendo la sua vera identità più profonda. È convinto che essere umano significa essere fragile, limitato, incapace. E si affanna a nascondere questa sua debolezza usando la prevaricazione. Giovanni gli fa paura perché è un uomo capace di affermare le proprie idee, giuste o sbagliate che siano. Giovanni è un uomo protagonista della sua vita, capace di assumersi la responsabilità del suo pensiero. Giovanni è un uomo che contraddice l’immagine che Erode ha dell’uomo. Giovanni è uomo. Lui no. Allora va eliminato perché la gente non si accorga della sproporzione.
Alla fine, chi ha perso la testa è lui, non Giovanni… Se solo avesse avuto il coraggio di guardarsi dentro, Erode avrebbe scoperto dentro di sé una bellezza inaudita. Forse è proprio questo che gli faceva paura: assumersi la responsabilità di tale bellezza… È sorprendente come di fronte a questo Erode sentiamo rabbia e nello stesso compassione. Forse perché Erode è un po’ la caricatura di noi stessi quando ci svalutiamo e non riconosciamo la nostra vera essenza divina. Grazie Erode per averci mostrato inconsapevolmente la tua debolezza con questo frammento della tua vita. Permetti anche a noi di prendere contatto con la nostra. Così anche la tua vita non è perduta ma partecipa alla costruzione del regno. E sprigiona comunque la sua bellezza per noi. Perché anche noi siamo uomini come te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali ambiti diventi prepotente e arrogante con te stesso e con gli altri?
In quali modi sottili dici a te stesso che vali più, oppure meno, degli altri?
Prova a osservare ciò che tendi a svalutare di te stesso, in che modo puoi guardarlo come una qualità umana anziché un difetto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Agosto
2020
Meglio non perdere la testa
commento di Mt 14,1-12, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ