Ph. Martina Pampagnin -
È l’orgoglio nuovo del contadino
che alla luce del mondo di domani,
[...] per la prima volta guarda la frutta,
[...] e allora benché sia più vecchio del mondo
ti mostra il riso e l’uva [...].
Tutto è suo per la prima volta.
Tutto il riso,
tutta la terra,
tutta la vita.
Pablo Neruda
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
Congedandosi dai suoi discepoli, Gesù ci rivela ancora più chiaramente quale sia la sua relazione con il Padre e la nostra con Lui: il Padre, il vignaiolo, vive per il Figlio, e il Figlio non può fare a meno del Padre. E noi viviamo con loro e grazie loro.
Ma da questa relazione possiamo contemplare anche la nostra vita e le nostre scelte: la vigna rigogliosa, infatti, piena di foglie potrebbe confonderci, così come una vita piena esperienze, di eventi, di relazioni. Dal vignaiolo possiamo imparare, nei nostri autunni di raccoglimento, a discernere quali rami abbiano portato e quali solo foglie e decidere quali recidere.
Siamo chiamati, infatti, a portare frutto non a caricarci di apparenze. Anche l’esperienza del frutto è esperienza di gratuità, il nutrimento, infatti, non viene da noi e la qualità del frutto non dipende da noi, a noi sta renderci canali di quella linfa e per farlo dobbiamo rimanere in quella vite.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i frutti rigogliosi della tua vita? Quali quelli davvero fecondi?
Quali potature sei stato chiamato a fare nella tua vita?
Cosa ti trattiene dal potare l’innecessario, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Luglio
2020
Il Padre vive per il Figlio
commento di Gv 15,1-8, a cura di Matteo Palma