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Ti amo [...]
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi.
Nazim Hikmet
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,21-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Mi lascio ispirare
Oggi ci viene portato alla memoria uno dei più bei adagi ignaziani: «l’amore si mostra più nelle opere che nelle parole!». Gesù c’invita a fare la volontà del Padre, un modo di procedere sintetizzato dall’ascoltare e fare la Parola. Un amore concreto (participio passato del verbo latino latino con-crescere), siamo chiamati a fare la sua volontà facendo crescere la familiarità con Dio, lasciando che le nostre relazioni con noi stessi, con gli altri e con il creato siano armonizzate dallo stesso Spirito.
Ascoltare bellissime catechesi, meravigliose omelie sul web, leggere fantastici libri spirituali senza una sequela attiva sono fondamenta che affondano sulla sabbia. È come dire «ti amo» e poi non condividere vita, desideri, sogni ed esperienze con quella persona. È solo un’idea d’amore – ma senza carne né sangue, senza sorrisi né lacrime.
La vita che Gesù ci chiede di vivere è fuori dagli schermi e non è a portata di click! È una vita spesa nel quotidiano, nella pazienza di aspettarsi, nel non stancarsi di cercarsi e incontrarsi. Nel perdersi per essere ritrovati, perché, come ci insegnano i nostri Patriarchi, solo chi ha il coraggio di smarrirsi dietro all’amore sarà ritrovato e lo troverà davvero!
Solo allora, come Gesù, anche noi potremmo essere insegnanti autorevoli, perché è proprio vero che si diventa guide solo di quei sentieri che abbiamo osato percorrere. Perciò, così come si salutano i pellegrini sul cammino di Santiago, anche a voi rivolgo il mio più sincero Ultreya, «andiamo avanti, andiamo oltre»!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quanto è concreto il mio modo di amare? In che misura coinvolge le varie fibre della mia persona?
In quali occasioni posso dire di aver rischiato per amore? Cosa mi ha insegnato quell’atto di coraggio? Cosa mi ha bloccato?
Di quali sentieri mi sento maestro? Di quali vorrei esserlo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
25
Giugno
2020
Ultreya!
commento di Mt 7,21-29, a cura di Narciso Sunda SJ