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Se tutto è imperfetto in questo imperfetto mondo, l’amore invece è perfetto nella sua assoluta e squisita imperfezione.
Jöns Gunnar Björnstrand ne Il settimo sigillo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,43-48)
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Mi lascio ispirare
Come mi avvicino oggi alla preghiera? Nella preghiera ignaziana, come del resto nella vita della chiesa, la Parola di Dio è ispirazione, alimento, stimolo al movimento, al cambiamento di cui c’è bisogno, al rimanere nei processi e nelle relazioni che danno e liberano vita.
La Parola è un soggetto, Gesù Parola fatta carne. La Parola vola sulle ali dello Spirito Santo che ne dischiude il valore e il significato nell’oggi della comunità e mio.
Nella preghiera ignaziana, poi, è importante ascoltare i movimenti interiori che la Parola suscita in noi: sia i pensieri, le cose che capiamo, sia le emozioni e i sentimenti, le cose che sentiamo, percepiamo a livello non razionale.
Bene. Oggi, in un primo momento, lasciamo da parte il “capire cosa voleva dire Gesù” e il “cosa devo fare io di conseguenza”. Prendiamoci del tempo per ascoltare con attenzione cosa provocano in noi a livello emotivo/affettivo. Come mi sento di fronte a queste parole? Dove mi trovo quando tolgo di mezzo razionalizzazioni, interpretazioni, scusanti, giudizi?
Non giudichiamo le emozioni, le mozioni interiori e i sentimenti in base a “questo è buono e allora può entrare nella preghiera” o “questo non sta bene, è cattivo e vergognoso e allora via!”. Se facciamo così la preghiera non ci dice più “dove siamo” e diventa falsa, non aiuta più.
Quante resistenze e opposizioni in noi, forse è proprio quello che voleva Gesù: guardiamole in faccia! Senza dimenticarci che il punto di riferimento di queste parole è sempre il Padre: esse acquistano un senso di vita solo se io sono in relazione con il Padre, sennò puzzano di disumano moralismo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che tipo di amore mi viene in mente davanti alla Parola di oggi?
Mi fermo ad “immaginare l’immagine” del sole e della pioggia che scendono su tutti, buoni e cattivi, giusti e ingiusti: cosa sento?
Che tipo di Padre è questo Dio? Che tipo di figlio/a mi chiede di diventare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Giugno
2020
Sole che sorge, pioggia che scende: vita per tutti
commento di Mt 5,43-48, a cura di Andrea Piccolo SJ