Maria Egiziaca, Jusepe de Ribera, 1651 (dettaglio). -
Fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Mariangela Gualtieri, Sii dolce con me, sii gentile
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Mi lascio ispirare
Le parole di Gesù fanno emergere una domanda che si insinua tra i pensieri e non ci molla, una domanda scomoda: “Cosa ti mantiene in vita?”. Cosa mangio, con cosa nutro i miei pensieri? Penso alle mie relazioni, penso a quello che leggo, a quello che dico, a quello faccio, a quello che cerco. Siamo ciò che mangiamo, diventiamo ciò che mangiamo. Ci sono però cose che ci saziano e altre che ci lasciano con un senso di vuoto profondo, cose a cui si sente continuamente l’urgenza di tornare perché l’appagamento che se ne trae è solo momentaneo, superficiale, cose che rendono dipendenti.
La stessa folla che si era saziata dei cinque pani d’orzo e i due pesci si spinge ancora per fame oltre il mare, per cercare di raggiungere Gesù, e Gesù parla di un pane vivo. “Per la vita”: per vivere in eterno dobbiamo prendere di questo pane disceso dal cielo che è Cristo stesso. Se con la manna, chiedendo di raccoglierne ciascuno secondo il suo bisogno e senza accumularne per il giorno dopo, Dio educava i suoi figli ad avere fiducia in Lui, ad accettare di ricevere la vita, di riceversi in dono ogni giorno da un altro, con Gesù Dio va ancora oltre, ci insegna la differenza tra sopravvivere e vivere.
Mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue non moriremo più. È un discorso che ci scandalizza, perché sappiamo bene che la nostra fame non si esaurisce, così come la nostra necessità di vita vera. Il modo in cui mangiamo rispecchia il nostro modo di stare al mondo. Mangiare la sua carne, bere il suo sangue, significa quindi assimilare il modo di Gesù di stare al mondo, che è Eucaristia, ringraziamento, comunione, vivere in modo autentico, prendendo, benedicendo, spezzando, condividendo se stessi per altri. Anche accettando la sensazione di squilibrio che questo spezzarsi per gli altri che è vivere comporta.
Se ci nutriamo del corpo di Cristo, Cristo stesso abita in noi, scorre nelle nostre vene. Se diventiamo ciò che mangiamo allora quello che stavamo cercando è proprio sotto i nostri occhi, nel nostro confine di carne siamo chiamati a vivere di Te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ti mantiene in vita?
Qual è il pane quotidiano che chiedi oggi?
In che modo lasci entrare Gesù nella tua vita concreta, nel tuo modo di relazionarti ad altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Giugno
2020
Vivere di Te
commento di Gv 6,51-58, a cura di Caterina Bruno