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Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Pier Paolo Pasolini
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Mi lascio ispirare
La scena della Croce viene rappresentata in Giovanni come il momento delicato in cui nasce una nuova creatura: ci sono delle donne intorno a Maria, come succedeva un tempo in occasione del parto in casa e ci sono le parole di Gesù che, ri-configurando le relazioni, consegnano il figlio tra le braccia della madre e viceversa. La morte di Gesù sulla croce è il doloroso parto che genera il credente: questa scena parla del nostro venire alla luce come creature spirituali.
Anzitutto, il divenire creatura spirituale avviene attraverso un parto, cioè quel passaggio che conduce a prendere contatto con la realtà in un modo diverso da quello che hai vissuto fino a quel momento. Può essere doloroso, talvolta: è come risvegliarsi da un sogno e rendersi conto che ora sei chiamato a metterti in gioco in prima linea. È il primo passo per appropriarti della tua storia e diventarne protagonista. Sarà un cammino lungo e impervio, avverti paura e titubanza, ma il desiderio che ti chiama da fuori è troppo forte. Come se il mondo stesse aspettando con fiato sospeso il tuo arrivo.
Ma non sei solo, c’è una madre accanto a te. La creatura spirituale ha sempre una madre al suo fianco. La madre non coincide con la mamma, può essere chiunque o qualunque cosa: di certo è un’esperienza vissuta, concreta, interiore. La madre la riconosci perché ti incoraggia a diventare giorno dopo giorno adulto. È per te una sorgente infinita di amore, il nutrimento essenziale affinché tu possa evolvere rimanendo te stesso. Con il suo amore potrai trovare il coraggio di esplorare il mondo e trasformarlo in casa tua. Lei non ti dirà come devi muoverti, non ti darà consigli su come vivere la vita, non ti preserverà dagli errori che potrai commettere. Semplicemente scommetterà su di te, sempre. E sempre resterà al tuo fianco. Sa che qualsiasi cosa vivrai, con il suo amore si trasforma in occasione di crescita, anche i fallimenti e le sconfitte.
La madre di una creatura spirituale diventa tale quando la accogli tra le tue cose. Sei tu che decidi di farla abitare dentro di te. La madre, a differenza della mamma, da cui prima o poi dobbiamo staccare il cordone ombelicale, ci sarà sempre per te. Ti ricorderà continuamente che sei figlio. A lei potrai ricorrere nei momenti bui della tua esistenza. E lei, silenziosa, instancabile e paziente, ti genererà ancora una volta alla luce.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Guarda dentro di te. Chi è la madre che continuamente ti restituisce la tua identità spirituale?
In quali momenti bui della tua vita hai percepito la sua presenza generatrice?
Quali esperienze negative attendono di rinascere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Giugno
2020
Madre, non mamma…
commento di Gv 19,25-34, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ