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Vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
[…] ti guardi nelle mani e stringi il vuoto,
se guardi nelle tasche troverai gli spiccioli che ieri non avevi,
ma il tempo andato non ritornerà
Francesco Guccini, Un altro giorno è andato
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 14,7-14)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Mi lascio ispirare
Noi siamo tutti come Filippo: fatichiamo molto a riconoscere il Padre nei lineamenti così comuni del Figlio, a scoprire la grandezza di Dio nel corpo così normale del nazareno Gesù. Percepiamo distintamente la promessa di una via, di una verità e di una vita più grandi, ma sono sempre di là da venire o a chilometri di distanza, mai sotto i nostri occhi. Ci pare impossibile riconoscere la via nel lentissimo tracciato che stiamo percorrendo per ora, la verità nella testimonianza ambigua e parziale che ci arriva oggi all’orecchio, la vita nella vita così ripetitiva di questi giorni.
E di tanto in tanto, come Filippo, sbottiamo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», come a dire «Avanti, basta discorsi strani: dacci ora il di più che esige il nostro cuore». Eppure Gesù è stato chiarissimo: finché non impareremo a riconoscerlo nella carne concreta che abbiamo davanti, non conosceremo mai il Padre. Ribalta le nostre aspettative e dice: «Lo avete proprio sotto gli occhi, lo state conoscendo fin d’ora!».
Gesù non ha nessuna foto, prova o dimostrazione logica da opporre alla richiesta di Filippo: Gesù non ha la verità, ma è la verità. Semplicemente lo invita, ci invita a riguardare indietro nella sua storia: «per tutto questo tempo non siamo stati insieme? Non vedi tutte le opere, tutto il bene fatto e ricevuto?». Alla luce di questa esperienza, di questi segni e di questa compagnia, andiamo avanti, certi che tutta la rivelazione che ci serve sta nel passo di oggi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale dubbio o mancanza rischia di impedirmi oggi di giungere al mio pieno compimento?
Quali sono le “opere”, i punti fermi della mia storia che mi aiutano a ricordare che il Signore è il mio salvatore?
In quale luogo del mio presente trovo questa possibilità di vita piena in Lui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Maggio
2020
Cosa vuoi ancora?
commento di Gv 14,7-14, a cura di Comunità Centro Poggeschi