-
Il mio nome pronunciato da lui [...] era il più bello del mondo, infondeva coraggio alla mia misera persona, scivolava dentro di me e mi definiva, mi dava luogo e tempo, e un’origine certa.
Margaret Mazzantini
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10, 22-30)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Mi lascio ispirare
Vi sarà già successo di parlare con qualcuno (un genitore, un prete, un amico), magari aprendovi con lui con grande sincerità e fiducia, e, di rimando, capire che non vi stava ascoltando davvero. In realtà doveva solo dirvi la sua: perché non è facile ascoltare, e quello che vediamo negli altri può benissimo accadere anche a noi.
Così crediamo di sapere ascoltare solo perché ascoltiamo le persone che la pensano come noi, o vivono come noi: ma questo non è ascoltare sul serio. Possiamo essere sordi senza saperlo. E questo accade quando siamo in realtà troppo occupati o compiaciuti di noi stessi: ascoltare è un’arte che si impara. Noi nasciamo capaci di ascolto: ma come tutte le capacità, può affinarsi o perdersi.
Questo vale anche con Dio, le parole di Gesù che ascoltiamo: si può certo non volere affatto ascoltarle, ma si può semplicemente pensare di averle già ascoltate, di non dovere imparare più nulla. Si può semplicemente moltiplicare le parole senza permettere alla Parola di incontrare la nostra vita. E così, anziché seguire Gesù, seguiamo noi stessi, girandoci attorno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
L’ascolto nasce dal silenzio. In quale luogo della tua vita trovi silenzio?
Troppe parole soffocano. Quando parlare troppo ti ha impedito di ascoltare?
L’ascolto è amore. In che occasione essere ascoltato ti ha fatto sentire amato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Maggio
2020
Chi seguo? Chi ascolto?
commento di Gv 10, 22-30, a cura di Ottavio De Bertolis SJ