Rene Magritte, Le chef d’oeuvre ou les mystères de l’horizon -
Gli uomini, per essere liberi, è necessario prima di tutto che siano liberati dall’incubo del bisogno.
Sandro Pertini
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,22-29)
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Mi lascio ispirare
Oggi veniamo accompagnati davanti a quello che succede dopo uno dei grandi successi del ministero di Gesù, il cosiddetto miracolo della “moltiplicazione dei pani”. Molti hanno iniziato a seguirlo proprio dopo questo evento, ma i nuovi discepoli ci vengono presentati come quelli che «avevano mangiato il pane»: in gioco non c’è soltanto il miracolo, quanto piuttosto il fatto che se si sta con lui si mangia!
E quando Gesù si allontana per prendere un momento per sé, tutti corrono qua e là a cercarlo, come quando si perde il portafogli. «Quando sei venuto qua?» sembra una domanda innocente, quasi premurosa… ma in realtà cela il bisogno del controllo, la preoccupazione di non farsi scappare di mano un Gesù che deve rispondere alle mie esigenze. Cela un bisogno fortissimo in tutti noi: che Gesù non ci scappi dalle mani, che colmi le nostre necessità e che risponda alle nostre domande.
Anche in questo tempo difficile a causa dell’isolamento cerchiamo risposte alle nostre domande sul senso di quello che stiamo vivendo, e rimaniamo delusi se la Chiesa non è capace di rispondere.
Gesù ha una risposta, che forse non è quella che speriamo: credere in lui. Fidarci di quello che fa è un primo passo, dopo però bisogna imparare a credere nella persona.
Come per una coppia di fidanzati: all’inizio posso innamorarmi di un modo di fare, del carattere, della fisicità di chi ho davanti, ma poi devo accogliere tutta la persona. Lo stesso con Gesù: dal fascino di ciò che fa devo passare all’amore verso chi è. Bello che faccia i miracoli, certo: ma quando incontro davvero il Signore, i miracoli diventano un particolare in secondo piano.
C’è lui davanti a me, e questo basta.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della mia vita il bisogno di possedere e controllare rischia di impedirmi di amare?
Chi mi aiuta a passare dall’amore per il fare all’amore per l’essere?
Quale fame affido oggi al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Aprile
2020
Credere nella persona
commento di Gv 6,22-29, a cura di Leonardo Vezzani SJ