Ph. Francesca Carraro -
No, mi dicevo, non può essere bello un mondo dove le paure e gli entusiasmi spaventano i più, tesi come sono al risparmio di sé e dei propri sentimenti.
Walter Bonatti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Mi lascio ispirare
Abbiamo un problema. Un problemone: “sono tanti, sono qui perché ti stanno seguendo e hanno fame”. Gesù coglie questa situazione, difficile, problematica, per offrire una chiave di lettura di quella Pasqua che si sta avvicinando.
Due sono le risposte: quella di Filippo, che ragiona secondo la logica del mondo: “hanno fame, dobbiamo comprare cibo, servono soldi”. E, secondo questa logica, non c’è soluzione al problema.
E poi c’è Andrea: “qui abbiamo”. Poco, ma abbiamo qualcosa. E lo mette a disposizione.
Non è Gesù a compiere il miracolo: è un ragazzo, senza nome, che su invito di Andrea, mette lì tutto quello che ha.
Gesù si limita a rendere grazie. Non moltiplica, non fa magie. Piuttosto spezza, condivide.
E in questo mettere a disposizione della comunità ciò che ciascuno di noi ha, qui sta l’abbondanza. E, anche nell’abbondanza, nulla si spreca. Chi condivide, chi mette lì, non spreca nulla di sé.
Gesù coglie questa situazione, difficile, problematica, per farci un regalo. Ci fa fare un’esperienza: quella dell’accettare il pane spezzato perché anche noi, a nostra volta, impariamo, un po’ per volta, a “mettere lì”.
Ma fallisce. Perché chi ha ricevuto non comprende che questo è il segno, che questo è il messaggio. La folla vede esaudite le loro necessità primarie, la fame dello stomaco, e subito lo vuole fare Re, oggetto, idolo. Gesù non può che allontanarsi da questo e se ne va.
Ma l’Eucarestia, la Croce sono rimaste lì, nei secoli. E ci ricordano che la Pasqua è questa: è mettere a disposizione ciò che siamo, ciò che ci è stato donato. Non farlo è già morire. La Pasqua, invece, è un inno alla Vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa di te stai risparmiando?
Che cosa, invece, metti o vorresti mettere in condivisione?
In quali occasioni hai fatto esperienza della condivisione altrui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Aprile
2020
Metti lì
commento di Gv 6,1-15, a cura di Francesca Carraro