ph. Andrea Cioni -
Unus non sufficit orbis.
Un solo mondo non basta.
Giovenale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 16,9-15)
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Mi lascio ispirare
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» sono le prime parole del risorto nel Vangelo di Marco. Un’avventura difficile da concludere in fretta. Nonostante tanti secoli e tanti sforzi, la buona notizia non ha certo raggiunto tutti. La buona notizia che Gesù è vivo: qualcuno ha visto risorto proprio quel Gesù che hanno crocifisso. La morte è vinta. Gesù vive.
E se è così tutto cambia.
Sembra che ci voglia coraggio e pazienza, per i messaggeri del risorto, per bucare l’incredulità. Sembra soprattutto che a un certo punto si debba far vivo direttamente lui. Il suo amore sa toccare la libertà dei cuori più duri, quelli che lo dovrebbero conoscere meglio. Però il risorto sembra aver bisogno di amici, di collaboratori. Il risorto chiede di schierarsi, di accettare di diventare proclamatori di questa buona notizia e di precederlo nella sua corsa incontro a ciascuno.
Oltre le nostre durezze, le nostre fughe e le nostre lacrime, il Signore ci sogna capaci di uscire dalla comfort zone del nostro piccolo mondo, per incontrare altri mondi nel suo nome. Perché non c’è situazione o condizione umana che non sia in attesa della novità del Vangelo. Una missione affascinante: ogni creatura, ogni cultura, ogni nostra relazione con tutto ciò che esiste attende di essere trasfigurato dall’incontro con il vivente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sentimenti provo davanti a questa strana strategia del risorto raccontata da Marco?
Se Gesù è veramente risorto, cosa cambia per la mia vita?
In che mondi e in che situazioni posso vivere e annunciare la buona notizia della resurrezione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Aprile
2020
Bucare l’incredulità
commento di Mc 16,9-15, a cura di Matteo Suffritti SJ