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Per colmare un vuoto devi inserire ciò che l’ha causato.
Se lo riempi con altro, ancora di più spalancherà le fauci.
Non si chiude un abisso con l’aria.
Emily Dickinson
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mi lascio ispirare
Quante volte ci siamo sentiti delusi da Dio? Deluse tutte le aspettative su di Lui che portavamo con noi, nella nostra vita di fede e di affezione al Signore Gesù… proprio come questi due discepoli, che gli volevano bene, gliene volevano molto… ma forse volevano ancor più bene ai propri progetti su di lui. Proprio allontanandosi tristi segnalano a sé stessi che questi castelli personali prima o poi crollano. Ed è quello straniero che si affianca a loro che fa verità su quel che si portano dentro.
Lui vuole sentire dalla loro voce quel che è successo, perché raccontandolo, raccontino anche le loro delusioni. Allora, solo allora, vuotato il sacco, quando si è finalmente “poveri di noi stessi”, Gesù può iniziare l’opera di ricostruzione, ricordando a quelle orecchie dure, a quel cuore lento chi è veramente lui e cosa ha voluto dire la sua morte in croce, per accompagnarli ora nella Risurrezione.
Ed ecco che il cuore incomincia di nuovo a infiammarsi, questo straniero rinnova dentro. Allora lo si invita a cena – e lui attende solo che lo si inviti, perché lì, nello spezzare il pane finalmente siano resi capaci di riconoscerlo. Ora non serve più la sua presenza fisica: quando c’è il Risorto nel cuore, la corsa gioiosa del ritorno e dell’annuncio non temono la notte.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Da cosa hai bisogno di vuotare il sacco, oggi?
In quale luogo della tua vita ti senti chiamato a far spazio al Signore?
Cosa fa ardere il tuo cuore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Aprile
2020
Vuota il sacco!
commento di Lc 24,13-35, a cura di Lino Dan SJ