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È molto difficile lottare contro la propria concupiscenza e contro le insidie e tentazioni del demonio e del mondo egoista se siamo isolati. È tale il bombardamento che ci seduce che, se siamo troppo soli, facilmente perdiamo il senso della realtà, la chiarezza interiore, e soccombiamo.
Papa Francesco, Gaudete et Exsultate
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Mi lascio ispirare
Sicuramente è capitato a tutti qualche volta di essere così sicuri di qualcosa da non avere dubbi e di conseguenza procedere avanti come un treno, ciechi e sordi dinanzi alle conseguenze. Giuda è un apostolo, ha ascoltato e seguito Gesù per tanto tempo, ha gustato in prima persona la rivelazione di Dio; quella rivelazione che oggi è trasmessa a noi e di cui siamo annunciatori. Giuda, in fin dei conti, è uno come tanti di noi che hanno la pretesa, spesso inconscia, di insegnare a Dio cosa è meglio, convinti di essere in grado di aggiustare e riadattare la salvezza.
Giuda ci mostra le fragilità dell’uomo che non si arrende e fa di tutto per trovare una soluzione a un problema che si è inventato da solo perché come la pecorella smarrita si è allontanato dall’amore, forse dandolo per scontato, e si è avventurato in qualcosa che va oltre le proprie forze.
La storia d’amore richiede il nostro sì: continuamente dobbiamo affrontare le tentazioni e superarle, ma mai da soli. Anche in questi giorni faticosi la forza della preghiera ci aiuta a non perderci, a non uscire dalla comunione, mettendoci in guardia in particolare dai pericoli collaterali della quarantena: assopirci in una routine monotona, pigra ed egoista.
Riflettere, confrontarci, continuare a pregare insieme è fondamentale per non dimenticarci che, come Giuda, abbiamo mangiato allo stesso piatto di Gesù, alla mensa eucaristica. Il Figlio ci mostra amorevolmente la nostra debolezza per dirci che siamo più forti se ci affidiamo al Padre dicendogli: “Sono tutto tuo!”. Così saremo riabilitati con il nostro nome e non saremo più sconosciuti, ma santi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali fatiche provo oggi a essere nella comunione con Dio e i fratelli?
Nelle situazioni in cui mi sono accorto di essermi perso, cosa ho fatto?
Con quale nome decido di ripartire oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Aprile
2020
Non più sconosciuti, ma santi!
commento di Mt 26,14-25, a cura di Marco Ruggiero