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L’amore sopporta meglio l’assenza o la morte che il dubbio o il tradimento.
André Maurois
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 13,21-33.36-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Mi lascio ispirare
Oggi contempliamo l’ultima cena – quel banchetto tra amici, ormai diventati famiglia, che hanno condiviso anni sorprendenti, meravigliosi: per tre anni hanno fatto l’esperienza di uscire delle loro case e delle loro convinzioni. Forse questi anni passati accanto a un uomo letteralmente disarmante ha fatto uscire il meglio di loro, ma ha anche messo in luce le loro fragilità e incoerenze… È ora di fare i conti, a porte chiuse, durante questa cena intima.
È un banchetto triste, i commensali sono nervosi e pensierosi. Forse un po’ come noi, confinati oggi con i nostri cari, con i coinquilini o da soli. Siamo incerti su cosa pensare, cosa sentire, siamo pieni di benevolenze e subito dopo pieni di rancori, di mancanza di fede. La parole “tradire”, in effetti, vuol dire “ingannare con perfidia, mancare di fede” e viene dalla parola latina “tradere”, che significa “trasmettere, confidare”.
Sicuramente Giuda non è l’unico a mancare di lealtà in questa storia… ma qual è il punto di rottura che porta alla distruzione del legame di amore e fedeltà che è stato creato con Gesù? In che momento il cuore si colma di tenebre per sempre?
Potremmo cercare e trovare risposte, ma è Dio che porta in ogni caso l’ultima parola, glorificando suo figlio e trasformando ogni peccato in occasione di salvezza e di risurrezione, perché in ogni notte e in ogni morte Gesù ci ricorda il fine e la fine di questa storia d’amore, che avverrà tra qualche giorno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
A quale personaggio del racconto mi sento vicino?
Cosa significano per me lealtà e tradimento?
Cosa c’è nel mio cuore, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Aprile
2020
L’ultima parola
commento di Gv 13,21-33.36-38, a cura di Virginie Kubler