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Credete che io non veda il filo spinato? […] Ma vedo anche uno spicchio di cielo. E questo spicchio di cielo ce l’ho nel cuore, io vedo la libertà e la bellezza.
Etty Hillesum
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,1-11)
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Mi lascio ispirare
Tutti noi ci rendiamo conto della drammaticità di questi giorni. Come vorremmo trovare soluzioni immediate, semplici, senza dover soffrire troppo…!? Eppure quanto ci sembra impossibile! Vorremmo trovare soluzioni a buon mercato, ma non ce ne sono.
Potremmo allora essere tentati, nello scoraggiamento, di considerare che tutto sia ineluttabile, invincibile. Di vedere solo un filo spinato davanti a noi.
Oppure potremmo cercare di rifiutare, anche se nel dolore, la possibilità di riconoscere che in questa situazione siamo invitati a ricostruire il nostro futuro, consapevoli della fragilità che segna ciascuno di noi e nel contempo affamati di vita, di relazioni, di comunità.
Si tratta, forse, di riconoscere che oltre il filo spinato c’è uno spazio aperto, non conosciuto come prima, che oltre la notte c’è il chiarore di una nuova vita.
Gesù stesso vede di fronte a sé una città divisa, un popolo oppresso, tantissime situazioni di debolezza, di povertà pure. Non spera che non sia così, la vede, la riconosce e l’accoglie, entrandovi.
Entra con tutto quello che è, con tutto se stesso, per mostrarci che una modalità diversa, uno stile diverso è possibile.
Non entra a cavallo per convincere e per convincersi! Non ne ha bisogno. Entra con un asino, per mostrarci che solo con umiltà (consapevolezza di desideri e fragilità che ci costituiscono) di fronte alla vita può e possiamo compiere grandi cose.
Anche noi siamo quell’asina, quell’umanità che ha bisogno di essere sciolta per entrare nella vita, nella Terra che ci viene messa qui davanti; è questa e solo questa, incontrala, amala, vivila.
Quell’uomo di Nazareth entra in Gerusalemme: lascia le sue convinzioni, accetta il rischio di un nuovo incontro, si mette in gioco in tutto quello che è ed in tutto ciò che ha vissuto fino ad ora. Si mette nelle mani di altri, di un’altra cultura, di un altro modo di sentire, pensare ed agire.
Entrare per noi cosa può significare? Forse abitare la realtà così com’è, e portare in questa realtà uno stile nostro, proprio, lo stile di Gesù.
Egli entra come colui che non vuole impadronirsi delle situazioni, delle persone, ma desidera riattivare in loro capacità di solidarietà, di fraternità, vuole fare lievitare speranza lì dove regna la disperazione. Possiamo seguirlo in Gerusalemme. Buona Settimana delle settimane.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ti impedisce di vivere con piena speranza questi giorni?
In cosa intravedi i segni di speranza che stanno entrando nella tua quotidianità?
Come entri nelle relazioni, nella città degli uomini? In che modo porti la tua verità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Aprile
2020
Entrare, senza nascondere nulla!
commento di Mt 21,1-11, a cura di Loris Piorar SJ