Dal film Il Signore degli anelli. La compagnia dell’anello -
Molti di quelli che vivono meritano la morte e molti di quelli che muoiono meritano la vita. Tu sei in grado di valutare, Frodo? Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti.
Gandalf nel film Il Signore degli anelli. La compagnia dell’anello
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18, 9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Mi lascio ispirare
Gesù ci mostra oggi due modi vivere la preghiera – e quindi il proprio rapporto col Signore e di conseguenza anche il rapporto/relazione con gli altri.
Il fariseo della parabola, una persona che ha una grande conoscenza delle leggi e le vive rigorosamente, pone valore in quello che pensa di essere: qualcuno migliore delle altri. La sua finisce per non essere una preghiera ma un monologo che lo allontana dal Signore e anche dai fratelli che ha attorno.
Anche a noi, nella nostra quotidianità, può capitare, dopo magari aver frequentato per anni percorsi/cammini di fede, di sentirci arrivati, di pensarci “bravi cristiani” portandoci poi a giudicare gli altri fratelli guardandoli dall’alto verso il basso. Quante volte ci capita di criticare o magari anche disprezzare qualcuno vicino a noi perché riteniamo che viva la fede in modo superficiale, antiquato o superstizioso?
Il pubblicano, una persona invece lontana dalle leggi e da Dio, nel pregare capisce di essere un peccatore, una persona con dei limiti e per questo chiede aiuto. Pone se stesso in relazione con il Signore. Riconoscendosi fragile sa che anche i suoi fratelli lo sono e per questo non li giudica.
Anche noi, quando riconosciamo le nostre fragilità, i nostri difetti e affidiamo il tutto al Signore chiedendo la sua misericordia, possiamo sperimentare la grazia di relazionarci a Lui e agli altri in modo nuovo. La grazia di incontrare concretamente l’Amore misericordioso del Signore, superando l’immagine di un Dio autoritario che premia solo chi rispetta le Sue leggi e punisce chi le trasgredisce.
Da questo incontro con l’Amore vero, gratuito e disinteressato, può nascere poi quel modo di relazionarsi con l’altro, che non giudica la persona, ma che la ama in quanto fratello.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i miei pensieri da “fariseo”?
Quand’è stata l’ultima volta che ho chiesto e sperimentato la misericordia di Dio?
In che situazioni mi è capitato di empatizzare con un mio fratello riconoscendo in lui le stesse fragilità presenti in me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Marzo
2020
Senza giudicare
commento di Lc 18, 9-14, a cura di Marco Sturniolo