Ph. Marko Ivan Rupnik -
Il tuo amore è sceso su di me come un dono divino, inatteso, improvviso, dopo tanta stanchezza e disperazione.
Fëdor Dostoevskij
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Mi lascio ispirare
Il pubblicano è l’esattore che raccoglie le tasse per conto di Roma, lo strozzino che chiede il pizzo ai poveri, che chiede il campo, la casa, la figlia, il figlio, a chi non può pagare. L’uomo che conosce la vita come qualcosa che si fa pagare a caro prezzo e che per questo rincara il conto degli altri.
Oggi siamo invitati sederci con grande serietà al nostro banco delle imposte, al tavolo delle trattative della nostra rabbia, delle nostre rivendicazioni più sottili, in cui le nostre carte sono scoperte, in cui sappiamo benissimo chi è in debito e chi in credito, chi ci ha complicato la vita e chi ce l’ha facilitata, chi ha slargato le nostre ferite e chi no, chi merita un mezzo sorriso e chi lo merita intero.
La buona notizia è che non siamo invitati a sederci qui per sentirci male con noi stessi, ma per sentire e gustare la chiamata di Dio, un Dio venuto per i peccatori e non per i giusti, per quanto questo possa sembrare inconcepibile – a Israele e non solo.
Siamo chiamati a lasciarci turbare nel profondo da questa chiamata che arriva proprio perché siamo impreparati, proprio perché siamo assorbiti dai nostri meccanismi.
Dio ci chiama a sederci ad un tavolo nuovo, quello eucaristico, in cui il prezzo è già stato pagato, e tutto è per tutti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Da pubblicano, cosa posso e voglio consegnare a Dio, oggi?
In quale luogo della mia vita posso assaporare la libertà che lascia la chiamata del Signore?
Che sapore mi lascia questa parola che termina con una mensa preparata anche per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Febbraio
2020
E tutto è per tutti
commento di Lc 5,27-32, a cura di Elena Benini