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Il potere è l’impotenza.
Charles de Gaulle
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,14-29)
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Mi lascio ispirare
Oggi ci troviamo davanti a una innegabile violenza, abilmente nascosta, però, dalla nostra abitudine a convivere con un mondo che spesso ci sembra immorale e ingiusto. Al centro, il re Erode, detentore di diritto di vita e di morte ed evidentemente sensibile al rapporto tra realtà e apparenza.
Siamo testimoni del potere mortale della parola, che crea un circolo vizioso: iniziato con l’incapacità per la coppia di ammettere una colpa e di mettere in dubbio le scelte compiute, il cerchio mortifero si conclude con la paura, il timore del castigo che Erode vedrà in Gesù, per lui soprattutto proiezione mentale di ogni sua colpa. Ciascuno cerca un senso, un legame, una continuità nell’identità di un Gesù già famoso e altrettanto capace di irrequietezza, come suo cugino.
La grande novità che avverrà con lui e in lui è che annuncia e mette in luce: non denuncia per giudicare, piuttosto per accogliere, guarire e offrire perdono a chi ha più bisogno di convertirsi, cioè cambiare strada e quindi vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni avremmo (simbolicamente) ucciso per mettere a tacere la verità?
Che volto ha per me Gesù, oggi?
In quale luogo della tua vita mi sento chiamato ad annunciare piuttosto che a denunciare, a mettere in luce per accogliere e perdonare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Febbraio
2020
Ciascuno cerca un senso
commento di Mc 6,14-29, a cura di Virginie Kubler