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Nel momento in cui inizi a osservare la parte di te che pensa, comprendi che le cose che contano davvero (la bellezza, l’amore, la creatività, la gioia, la pace interiore) sorgono al di là della mente. E inizi a risvegliarti.
Eckhart Tolle
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Mi lascio ispirare
Quello di oggi è un racconto fortemente simbolico che affronta l’inquietudine del dubbio radicale: io che mi impegno così tanto nel vivere la fede, perché non sono risparmiato dalle difficoltà della vita? Che, detto in altri termini, suona: perché a me che credo in Dio non ne va bene una? Questo Dio non dovrebbe vegliare su di me e proteggermi? Non basta prendere con sé Gesù sulla propria barca, così com’è?
No, oggi ci viene detto in modo lampante e sconcertante: non basta. Che Gesù sia presente nella mia vita non è sufficiente a garantire che tutto andrà bene. Non sono preservato dalle avversità perché credo in Dio. Non basta pregarlo, supplicarlo che possa trovare lavoro, l’anima gemella o passare un esame o recuperare la salute. Le cose alla fine vanno come devono andare. Non possiamo più illuderci, pensando che Dio davvero intervenga nel mondo stravolgendo le leggi naturali soltanto per farci il favore di far andare bene le cose.
La realtà della vita ci dice qualcos’altro. Non esiste là fuori un Dio che interviene per salvare l’uomo, così a caso, un po’ si, un po’ no. Non esiste un Dio che si alza al mattino e decide a chi essere favorevole e a chi no. Non esiste neppure un Dio che fa finta di dormire per vedere come si comporta l’uomo. Questa non è fede, è magica superstizione.
Esiste un Dio incarnato dentro di me, che chiede di essere svegliato. E talvolta è proprio la situazione estrema che lo risveglia. Si ridesta a partire dal quel grido interiore di disperazione che si trasforma in un ardore combattivo.
È allora che prendiamo consapevolezza di risorse che non immaginavamo neppure di avere. È allora che ci accorgiamo che siamo in grado di abitare la contraddizione che la realtà genera. E che ci possiamo stare dentro con titubante fiducia, con coraggiosa prudenza, con tremolante apertura.
Quando questo succede, nasce l’uomo, figlio prediletto… signore della creazione, cioè della realtà che vive. Questa è la nostra fede!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni il mare mosso della vita ti ha fatto paura?
Dentro quella tempesta, come sei venuto a consapevolezza che eri vivo e capace di starci dentro?
Terminata la tempesta, come quell’esperienza ti ha cambiato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Febbraio
2020
Risvegliarsi figli
commento di Mc 4,35-41, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ