Francesco De Grandi, Tempesta -
Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,45-52)
[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
Mi lascio ispirare
Gesù sta istruendo una folla, la stessa per la quale ha moltiplicato i pani e pesci. Contempliamo Gesù mentre parla alla folla, ascoltiamo ciò che dice.
I discepoli, intanto, vengono mandati sulla barca per fare la traversata del lago: per loro è stato pensato un altro insegnamento. Rimangono per diverso tempo sulla barca, il vento non è favorevole. I discepoli si sono imbarcati a sera e, quando ormai la notte sta per terminare, sono ancora lì sulla barca. Non sono riusciti, da soli, a raggiungere l’altra riva. Possiamo sentire lo sgomento, la paura, lo sconforto di questi discepoli durante la tempesta notturna.
Quando rischi la vita, anche il minimo spostamento basta a terrorizzarti ulteriormente: figurarsi vedere una strana figura aleggiare sull’acqua! Così per noi: nei momenti di confusione, fatica e paura anche la più piccola variazione dei nostri piani ci angoscia, sembra essere il crollo di ogni nostra difesa. Ma è lui che permette che veniamo provati in questo modo, per capire che senza di lui non possiamo far nulla; ed è sempre lui che nel punto più basso ci raggiunge, non ci lascia soli: “Non abbiate paura, sono io!”, non un fantasma, non un altro pericolo.
Leggere l’esperienza riportata da Marco diversi anni dopo e comprenderla nel suo profondo significato di speranza è facile, così come forse noi adesso riusciamo a comprendere il senso di un dolore che ci ha colpito anni fa. Il difficile è acquisire oggi quello sguardo capace di riconoscere Gesù nel buio della novità imprevista, nel fantasma che sembra minacciare la nostra vita.
Difficile al punto che anche subito dopo essere stati salvati dalla tempesta i discepoli erano completamente sconvolti (così andrebbe tradotto il “meravigliati”)… È bello sentirci vicini agli apostoli in questa durezza di cuore che può afferrarci nel “già ma non ancora” della vita.
Chiediamo al Signore di parlare ancora al nostro cuore con una parola di consolazione e di fermarsi con noi sulla barca per la traversata delle nostre notti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione mi sono riscoperto capace di aprire il mio cuore all’imprevisto del Signore, di ricevere una parola nuova nella mia vita?
Di cosa oggi voglio parlare al Signore “da amico ad amico”, raccontandogli ciò che vivo, le gioie e i dolori che attraversano il mio cuore?
In quale notte della mia vita mi sono sentito consolato del Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Gennaio
2020
Nella notte della vita, una presenza
commento di Mc 6,45-52, a cura di Comunità Centro Poggeschi