Il sogno di Giuseppe e la fuga in Egitto, Cappella palatina (Palermo) -
È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo.
Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.
Hannah Arendt
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Mi lascio ispirare
Poco tempo è passato dalla nascita del bambino Gesù ed è già tempo di migrare per la famiglia di Nazareth: la paranoica paura del re Erode ha trasformato l’esercizio del potere nel male più efferato. A vegliare su Gesù e Maria c’è Giuseppe, uomo capace di riconoscere anche nelle difficoltà la voce di Dio e da questa lasciarsi guidare.
Giuseppe ha imparato a fidarsi di Dio e così, non senza dubbi o fragilità, dirige i suoi passi verso il progetto che gli è a poco a poco svelato. Giuseppe e Maria hanno fatto esperienza nella loro vita di questa presenza che salva e insieme la accolgono e la seguono.
Oggi ci viene mostrata anche un’altra possibilità: Erode, accecato dalla paura di perdere il suo potere e la sua ricchezza, semina morte. Erode è anche lui figlio del Dio della vita ma davanti alla luce preferisce le tenebre.
Donaci, Signore, la grazia di riconoscerti e lasciarci guidare da Te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come esercito il potere che mi è stato dato?
In quale occasione ho sperimentato una chiusura che mi ha portato a scelte sbagliate?
Quale passo mi sento chiamato a compiere oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Dicembre
2019
Lampada ai miei passi
commento di Mt 2,13-18, a cura di Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani