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Perché ho permesso che quell’uomo toccasse la mia anima e mi insegnasse l’amore?
Reclama la mia vita per il Dio di lassù... Come può essere?
[…]
Sento la vergogna dentro di me come un coltello.
Mi ha detto che ho un’anima: come fa a saperlo?
Che spirito è questo che viene a smuovermi vita? C’è un’altra strada da percorrere?
I Miserabili, il musical
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,17-26)
Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
Mi lascio ispirare
C’è silenzio e tutti ascoltano, ma il caos è totale: tavoli, sedie e giacigli ammassati per fare spazio, la calca compressa da ogni parte, malati, poveri, religiosi, ricchi, odori di tutti i tipi… Comincia a caderci addosso polvere di calcinacci, paglia, pezzi di tegole: hanno sfondato il tetto!
La faccia del padrone di casa è tutta un programma, mentre una barella viene calata in mezzo alla stanza. E Gesù, come se fosse la cosa più normale del mondo, dopo aver rivolto un lungo sorriso ai volti che fanno capolino dal buco del soffitto, benedice il paralitico e gli rimette i peccati. Non è il Giorno dell’Espiazione, non ha l’autorità del Tempio, e pensa di poter rimettere i peccati di uno sciagurato simile!
Come se non bastasse, il paralitico ci si rialza anche, da quella barella.
Riconosciamolo: abbiamo visto cose prodigiose. Lasciamo tornare alla mente i peccati e le paralisi dai quali il Signore ha iniziato a liberarci tutte quelle volte che ci siamo ritrovati nella disposizione umile (e a volte imbarazzante, come per il paralitico al centro dell’attenzione di tutta la stanza) di chiedere aiuto.
L’esperienza del padrone di casa e degli amici del paralitico può aiutarci a riconsiderare la vita: se non così, senza accettare e vivere fino in fondo l’altro-da-noi che all’inizio sembra solo un male fastidioso, senza comprometterci radicalmente per la felicità di chi abbiamo attorno, il nostro rapporto con Cristo rischia di ridursi a una patina di miele che ci addolcisca una vita che resta tuttavia sempre, irrimediabilmente, cosa nostra.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali tetti, (convinzioni, sicurezze) vedo scoperchiarsi sopra la mia testa per mano del Signore?
In che misura lascio che l’ordine della mia casa e del mio cuore venga sconvolto dall’ingresso di Gesù e dei fratelli?
Quante tegole, (distanze, ritrosie) sono disposto a distruggere per i miei amici, con l’insistenza dei barellieri del paralitico?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Dicembre
2019
Perché abbiamo visto l’amore vincere
commento di Lc 5,17-26, a cura di Comunità Centro Poggeschi