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Condividere ti rende più grande di quello che sei. Più dai agli altri, più vita sei in grado di ricevere.
Jim Rohn
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 15,29-37)
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Mi lascio ispirare
Quante volte rimaniamo a bocca aperta di fronte ai giochi di magia: conigli che escono dai cappelli, carte che si materializzano tra le mani… come bambini, rimaniamo ammirati dal comparire di qualcosa che prima non c’era. La moltiplicazione dei pani come un numero di illusionismo?
Ma è così che va intesa? Il regno si compie e ha il volto della persona di Gesù. C’è una tenerezza grandissima nell’atteggiamento del Signore, che si preoccupa non solo dei malati, ma anche di coloro che devono affrontare il viaggio di ritorno a casa.
L’episodio della condivisione dei pani avviene nel contrasto fin troppo reale e umano tra la pochezza dei mezzi a disposizione e i bisogni che sono in campo. Accaparrare, tenere per sé, mettere da parte per proteggerci. Lo facciamo con le cose, con il sapere, con le relazioni, tutto per non confrontarci con quel che temiamo, il limite.
Gesù parte da qui, dal poco e propone un differente paradigma: il poco che c’è risulta essere tutto ciò che è necessario. La logica dell’accumulo si rovescia nel suo contrario, nel gesto della condivisione, della dispersione, della perdita, che libera dalle catene invisibili della preoccupazione e riporta l’attenzione sul presente. Ora, oggi vi è tutto ciò che è necessario per vivere e molto di più. Dei sette pani e dei due pesci avanzano ben sette sporte piene.
Il gesto di potenza che avviene non riguarda la moltiplicazione dei pani e dei pesci, come se si trattasse di un gioco di prestidigitazione. Il segno vero e profondo è la scoperta della libertà che permette ai discepoli di mettersi in gioco per quello che sono e con quello che hanno. Ed è un segno che avviene in due passi: la domanda di quel che c’è e il ringraziamento per quel che c’è.
La realtà non ha bisogno di illusionisti, ma di uomini liberi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando nella tua vita la tenerezza data o ricevuta ha fatto la differenza?
Per che cosa ti preoccupi maggiormente? Che cosa accumuli più facilmente per proteggerti?
Oggi qual è l’ambito di vita che ti sta chiamando a metterti in gioco?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Dicembre
2019
A bocca aperta!
commento di Mt 15,29-37, a cura di Diego Mattei SJ