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La morte odora di resurrezione.
Eugenio Montale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 20,27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
Mi lascio ispirare
Gesù sembra fortemente interessato a questa domanda sulla risurrezione, probabilmente perché intuisce una domanda che ci può guidare ogni giorno: so vivere da risorto?
I sadducei lo mettono davanti alla morte di sette fratelli, uno per ciascun giorno della settimana, un motivo di morte per ogni singolo giorno e vedono la vita della vedova, che può essere quella di ciascuno di noi, solo nella logica della morte.
Con la sua vita e la sua storia, Gesù ci propone di cominciare a vivere nella logica dell’ottavo giorno, da risorti, dove ciò che conta è solo la capacità di sapersi donare totalmente in una relazione, di giocarsi con l’altra/o per sempre partendo da ogni giorno della settimana.
Per entrare nei cuori dei Sadducei riporta l’esempio di Mosè, la cui storia gli permette di incontrare la loro sensibilità e di annunciare loro il Dio dei viventi, nell’attesa che un giorno anche dalla loro vita il macigno della morte possa rotolare via come il mattino di Pasqua.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le domande più importanti per te oggi?
Cosa ti tiene prigioniero di logiche di morte?
In che luogo della tua vita hai bisogno di nuova vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Novembre
2019
So vivere da risorto?
commento di Lc 20,27-40, a cura di Matteo Palma