ph. Caterina Bruno -
Quanto è lontana ancora la sorgente?
Eppure in Te vibrano moltitudini
in cui raggia lo splendore delle Tue parole
come raggia negli occhi lo splendore dell'acqua...
Tu le conosci nella stanchezza, le conosci nella luce.
Giovanni Paolo II, Canto dello splendore dell’acqua
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Mi lascio ispirare
Ci fa fatica vivere nell’attesa e iniziamo a chiederci quanto manca alla méta? Quanto tempo ancora prima di poter cantare un canto nuovo? Siamo da tempo in cammino e speriamo di arrivare presto a un luogo in cui poter riposare – ci si mette in cammino proprio perché si spera di arrivare da qualche altra parte, in un posto migliore, possibilmente senza sofferenza, un posto bello. Il regno di Dio è questa speranza dell’uomo che si interroga di fronte al suo limite, alla morte.
L’ansia di capire cosa c’è dall’altra parte nasconde però una necessità di controllare tutto, per non farsi cogliere impreparati, così quando il tempo ci divora e quando le cose vanno male cerchiamo sempre di fare delle previsioni per arginare la sfiducia, cerchiamo rassicurazioni fuori di noi, non riusciamo a gestire la frustrazione dell’assenza. E invece Gesù ai nostri “quando?” risponde con un dove: il regno di Dio è in mezzo a noi, è già dentro di noi, e questa è una cosa sconcertante. È necessario attraversare il guado del dolore e del rifiuto, accettare il male che abita in noi e nel mondo, per riconoscere il regno di Dio che cresce silenziosamente dentro di noi, per imparare che il tempo della pienezza è l’amore che oggi siamo capaci di donare.
Come possiamo contenere noi il regno di Dio? Gesù non ci sta parlando di un luogo fisico, ma di un altro modo di vivere. Vorremmo vedere i fiori e i frutti di quello che è stato seminato dentro di noi, ma il tempo del germoglio lo conosce solo Dio, e questa imprevedibilità nell’attesa ci libera, ci spinge a giocarci fino in fondo nella quotidianità, nel presente, perché solo chi spera è capace di at-tendere, di andare-verso quel futuro con i piedi ben radicati nel qui ed ora che è affidato alla nostra responsabilità, alle nostre cure. E spera solo chi ama.
Caterina Bruno
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In cosa o in chi sono le tue sorgenti?
Cosa fai per prenderti cura dei semi che il Signore ha piantato dentro di te?
Come ti aspetti la fine del cammino?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Novembre
2019
C’è tempo?
commento di Lc 17,20-25, a cura di Rete Loyola (Bologna)