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E non avevo fame. Allora capii
che la fame è un istinto
di chi guarda le vetrine dal di fuori.
L’entrare, la disperde.
Emily Dickinson
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Mi lascio ispirare
Una grande cena che rischia di essere rovinata: questa è la parabola raccontata da Gesù per rispondere alla frase rivoltagli da una delle persone con cui sta pranzando: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio». Una risposta a prima vista strana, che può sembrare fuori luogo, e ci fa interrogare su come si comportano gli invitati e il padrone di casa.
L’uomo ha organizzato una grande festa. Sappiamo molto poco sui dettagli, solo che ha fatto molti inviti. Evidentemente la sua gioia è nel condividere con gli altri. Ma all’ultimo minuto, quando ormai dovrebbe iniziare la cena, tutti gli invitati, uno dopo l’altro, si scusano e non si presentano. Le scuse parlano dei progetti su cui si ripongono le speranze e in cui si investe tutto se stessi (il campo), delle piccole o grandi cose su cui si fa affidamento (i buoi), delle relazioni che sono belle, ma che rischiano di essere totalizzanti (“mi sono appena sposato”). Quando si è sazi, non si ha voglia di mangiare di nuovo. Quando si è pieni dei propri programmi e sicurezze, piccole o grandi stampelle nel quotidiano, non c’è spazio per accogliere un altro, neanche il Signore.
Ma il padrone di casa non demorde: è rattristato, ma il rifiuto non chiude il suo cuore. Al contrario rilancia l’invito, rivolgendosi a chi è ancora più lontano, a chi non sembra – almeno apparentemente – essere l’invitato ideale, come i poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppi. Proprio questo invito, senza preclusioni a priori e confini, rispecchia il modo di fare del Signore: prendere cibo nel banchetto del Regno di Dio non è riservato a pochi, ma a tutti coloro che hanno fame e sete di lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi aiuta a superare la delusione?
In quale occasione ho rifiutato un invito?
Nella mia vita che cosa rischia di “saziarmi”, distogliendomi dall’amicizia con il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Novembre
2019
Per chiunque abbia fame, per chiunque abbia sete
commento di Lc 14,15-24, a cura di Giuseppe Riggio SJ