Ph. Verena M. -
L’identità si pone nello spazio della reciprocità relazionale.
Sergio Lanza
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Mi lascio ispirare
All’inizio, un dettaglio che potrebbe passare inosservato: Gesù vede le folle e decide di salire sul monte. Perché dopo l’incontro con il popolo il maestro sente l’esigenza di ritirarsi in solitudine? Cosa ha suscitato in lui quella visione? Possiamo immaginare forse un suo profondo turbamento nel vedere gli uomini e le donne comportarsi secondo logiche diametralmente opposte al messaggio che egli proclamava attraverso la parola e una testimonianza pratica di vita. Forse è rimasto addolorato dagli egoismi, dalle invidie e dalla durezza dei cuori della società in cui viveva. Quanto anche oggi i cristiani sono messi alla prova dalle sofferenze che scaturiscono dal rifiuto del messaggio evangelico e dalla mancanza di compassione che rischia di caratterizzare sempre più il mondo in cui viviamo!
Gesù dunque si pone a sedere sul monte mentre i suoi discepoli si avvicinano a lui sperando di ricevere delucidazioni su come affrontare la sfida della relazione con l’altro. Questa risposta non stanca mai di sorprendere coloro che, come i discepoli, scelgono di non conformarsi alle logiche mondane per incamminarsi invece sulla strada del vero amore, che altro non è se non umiltà, mitezza, misericordia, pace. Le beatitudini tracciano l’identità profonda di ogni cristiano il quale è chiamato ad essere santo attraverso il porre completamente sé stesso nelle mani di Dio.
Non è un compito facile. Duro da digerire l’invito ad accogliere insulti, persecuzioni e menzogne, rivolto anche a noi oggi. Chi infatti può accogliere a cuor leggero la persecuzione, l’insulto e il male gratuito che si prospetta a coloro che scelgono di seguire il vangelo? Solamente colui che, comprendendo di avere Dio al suo fianco in questa scelta impegnativa, attende con fede e speranza certa la ricompensa nei cieli e il cento per uno sulla terra.
Fabrizio Barbieri
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa suscita in me la chiamata alla santità?
In quale occasione ho sentito la preghiera quotidiana come fonte di sostegno e consolazione di fronte alle tribolazioni della vita?
In quale luogo della mia vita mi sento chiamato a giocarmi tutto per il vangelo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Novembre
2019
La strada del vero amore
commento di Mt 5,1-12, a cura di Rete Loyola (Bologna)