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Essere teneri è essere potenti.
Rupi Kaur
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Mi lascio ispirare
Un’immagine semplice e, per i contemporanei di Gesù, molto quotidiana: la gallina che nasconde sotto le sue ali i piccoli pulcini al momento di una minaccia.
Quotidiana, ma incompresa, a facile rischio di cortocircuito: ma a me, povero pulcino, chi mi difende dalle minacce? Se non lo faccio da solo, chi lo fa per me? Devo essere all’altezza delle sfide, non mi devo far mettere i piedi in testa da nessuno, prima devo pensare a me stesso, poi semmai, se c’è tempo, penserò anche agli altri! Schiena dritta e guardare avanti, all’obiettivo! Freddo e determinato.
Ma il Signore dice altro: io mi intrometto, mi piego, anzi mi lascio spezzare, proseguo fino a morire per questi pulcini arroganti, che si mettono da soli in bocca alla volpe! Non hanno capito che è la tenerezza, l’apertura, il chinarsi verso l’altro, è l’uscire dalla propria traiettoria rigida e chiusa che vince la minaccia e porta benedizione! Qui c’è la vita, anche per il più piccolo pulcino – altrimenti la volpe ti frega, lei sarà sempre più astuta.
Nella piccolezza non irrigidirti, ma solidarizza, lasciati “sdemonizzare” dal Signore che si spezza per te, come il pane, diventa tenero, guarda a Lui per poter arrivare a gridare: “benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.
Che tenerezza, come la chioccia con i suoi pulcini…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione mi sono sentito un pulcino smarrito?
In quale luogo della mia vita sono chiamato a spezzarmi?
Quale volpe mi fa paura, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Ottobre
2019
Come una chioccia i suoi pulcini…
commento di Lc 13,31-35, a cura di Stefano Titta SJ