- Ph. Verena M.
Lascia che il mio amore apra la porta
per il tuo cuore.
Pete Townshend
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Mi lascio ispirare
Pochi, molti; ultimi, primi; oriente, occidente; settentrione, mezzogiorno… dal “quanto”, attraverso il “come” e il “da dove”, per giungere ad un “quando”. Gesù attraversa ogni dimensione della vita e indica lo sforzo e la fatica necessari per andare oltre. Egli, il padrone, non permette che la sua casa venga profanata dalle false immagini di essa. La sua casa è la sua creatura, la sua casa è ognuno di noi, in noi egli abita e vive.
La porta è stretta ma è aperta per tutto il tempo della nostra vita; sono le nostre aspettative, i nostri giudizi, le nostre incredulità che non ci permettono di riconoscerla; le false immagini che abbiamo della porta non ci permettono di attraversarla. La porta è il Signore stesso della casa, perché egli per creare quella porta ha voluto esprimere il suo desiderio di protezione, ha coronato il passaggio del suo amore, si è compiaciuto della bellezza della sua dimora.
La vita dunque è il tempo del compimento del “quanto” amore è stato dedicato, “come” è stato vissuto, “da dove” è venuto. Noi stessi diveniamo la porta e la dimora; la strettezza nasce dal ritornare con fiducia nei limiti del nostro sentire, per lasciare che sia il Signore stesso ad attraversarci giacché la diversità di ogni pietra della casa è conosciuta solo dal costruttore e ogni pietra per lui è allo stesso modo importante.
Solo Dio salva.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale porta stretta sono chiamato ad attraversare oggi?
In che occasione mi sono sentito abitato dal Signore?
Cosa mi impedisce di varcare la soglia che ho davanti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Ottobre
2019
In noi
commento di Lc 13,22-30, a cura di Mounira Abdelhamid Serra