Ph. Rlunaro, Wikimedia Commons -
Non ho bisogno di crescere, al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre più.
Teresa di Lisieux
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,46-50)
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Mi lascio ispirare
Penso alla mia infanzia: mi ritrovo a giocare sotto un tavolo, o intenta a infilarmi rannicchiata sul davanzale di una finestra, o in un armadio con la porta socchiusa, dietro le tende… Cercare i posti più inaccessibili da cui poter guardare fuori e gli altri era la gioia più grande dell’essere piccoli. Che peccato non riuscire più a entrare in quegli spazi… mi piace pensare che anche Dio si sia fatto così piccolo proprio per raggiungere gli angoli più inaccessibili del nostro cuore, che si sia nascosto nel cuore degli uomini per starci più vicino, perché possiamo accoglierlo davvero.
Crescendo rischiamo di dimenticarci che si può guardare alle cose da diversi punti di vista, soprattutto dal basso, di dimenticarci com’è indossare i vestiti degli altri per gioco, di dimenticarci che il nuovo vicino è solo un bambino che ancora non fa parte della nostra banda.
I discepoli, spaventati dalle parole di Gesù sulla Passione, in un tentativo di esorcizzare la paura di fronte a questo volto di Gesù che si rivela nella debolezza, reagiscono cercando di affermare la propria autorità l’uno sull’altro. Perché la debolezza è qualcosa da cui difendersi, è inaccettabile. Non ci si deve mostrare vulnerabili, non è consentito piangere.
E così capita che mentre continuiamo a chiederci chi sia il migliore tra noi, il più saggio, il più forte, il più coraggioso… Cristo con un solo gesto si sottrae alla discussione per far posto ad un bambino – e con quel bambino si identifica e ci chiede di fare lo stesso. Smonta con tenerezza tutte le nostre difese, in quel bambino che sa chiedere per quello di cui ha bisogno, che sa tendere le braccia verso suo padre per farsi tirare su, che sa chiedere scusa, che sa fare in fretta la pace e tenere per mano, sa farsi vicino, e invitare a giocare chi non conosce.
Se imparo ad accogliere le mie fragilità, riuscirò ad accoglierle anche negli altri, e a lasciarmi tirare su tra le braccia del Padre.
Caterina Bruno
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Per cosa vorresti avere occhi da bambino?
Quale debolezza senti di dover difendere?
Cosa ti impedisce di uscire fuori a giocare con gli altri bambini?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Settembre
2019
La gioia più grande dell’essere piccoli
commento di Lc 9,46-50, a cura di Rete Loyola (Bologna)