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Chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità e ogni letizia interna che chiama e attrae alle cose celesti
Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, n. 316
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Mi lascio ispirare
Una voce! Il mio diletto. Egli parla e mi dice:
“Ragazzo, dico a te, alzati!”
Sì, mi alzo, ma dove sono finito? Sono forse caduto, che il Signore mi dice di alzarmi? Sono caduto forse nei soliti peccati, ancora una volta, senza più scuse? No, non sono caduto. Sto sognando, allora, come la sposa del Cantico? Non sto sognando e non sto neppure dormendo. Non sono addormentato ma morto. Morta è la mia speranza, spenti i miei desideri, finito il mio impegno. Se mi chiedono chi sono, non saprei cosa rispondere. Non so neppure se mi importa veramente di qualcuno. Eppure, quando il corpo è così freddo, congelato il cuore, giunge una voce. È il mio diletto che mi parla è mi dice: “Alzati”.
“Alzati” e il cuore torna a battere, il sangue rinfresca i pensieri. Il Signore mi chiama, degli amici mi aspettano. Sento, incredibile a dirsi, di avere tanto da donare. Di avere tutto da donare. Io che un secondo fa ero morto. Che sono vivo, e vivo perché il Signore, nella sua misericordia, mi ha chiamato.
Aspettami o giorno, ti voglio vivere tutto, cogliere ogni tuo attimo. Pensavo che tutto fosse finito, ed eccomi restituito al presente, restituito agli amici, restituito a mia madre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa significa per te riprendere vita?
A che cosa ti porta questa esperienza?
La noti anche in altre persone?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Settembre
2019
Restituito
commento di Lc 7,11-17, a cura di Stefano Corticelli SJ