- Ph. Chiara Selvatici
L’amore non vive di parole, né può essere spiegato a parole.
Madre Teresa di Calcutta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6, 12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Mi lascio ispirare
Toccare e lasciarsi toccare: l’amore è reciprocità!
Gesù si ritira sul monte per stare con il Padre, per dialogare con lui, parlargli delle sue paure, delle sue decisioni, ma anche delle sue gioie, delle sue attese, delle sue speranze. La relazione è un dialogo: una parola che tocca l’altro, una parola che ci tocca. Senza l’altro, rischiamo di fare monologhi che si perdono nell’aria.
La relazione è sentirsi chiamati per nome, scelti, ma anche rispondere di sì alla chiamata, all’invito a stare con Gesù, nonostante forse le paure, le rinunce da fare, l’incognita per il futuro – ma mossi da una gioia profonda che infuoca il nostro cuore quando sentiamo che Gesù pronuncia il nostro nome. Senza un sì vissuto con tutta la nostra vita, la nostra relazione di sequela rimane una risposta vuota.
La relazione è avvicinarsi all’altro, lasciare che la sua storia tocchi la nostra storia, il suo bisogno tocchi la nostra persona. Come una linfa vitale che scorre, che porta vita a chi cerca speranza, luce, forza. La nostra vita è fatta per essere donata, lo Spirito che abbiamo ricevuto da Dio ha bisogno di essere portato nel mondo, annunciato e condiviso con tutti coloro che si sentono una moltitudine inferma, senza forza.
Siamo chiamati ad abbracciare il mondo, a lasciarci toccare e prendere tra le nostre mani la bellezza del creato e di ogni essere vivente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale parola oggi desidero dire per creare una relazione con chi incontrerò?
Quale gesto per me vale più di mille parole?
Quando qualcuno pronuncia il mio nome, che cosa suscita in me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Settembre
2019
Questione di reciprocità
commento di Lc 6, 12-19, a cura di Chiara Selvatici