Dixit: Spielbox, dettaglio -
Viene,
forse viene,
da oltre te
un richiamo
che ora perché agonizzi non ascolti.
Ma c’è, ne custodisce forza e canto
la musica perpetua… ritornerà.
Mario Luzi, Sotto specie umana
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,17-29)
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Mi lascio ispirare
Che rivelazione… Erode custodisce segretamente Giovanni! Il figlio di colui che aveva ordinato la strage degli innocenti vorrebbe ora proteggere un uomo di trent’anni, che peraltro non la smette di rimproverarlo.
Giovanni lo ammonisce e lui “lo ascolta volentieri”. Il suo desiderio è illogico – e, come tale, è pieno di speranza! Significa che la vita scalcia. Che la storia di salvezza sta andando avanti, chiedendo di essere ascoltata da dentro. Qualcosa si muove ed è efficace, pur senza sottrarre a Erode la libertà di decidere ancora una volta per il male. Un flashback: Erode ascolta alcune voci e prende a ricordare dentro di sé la morte di Giovanni. Sembra quasi che si esamini, che ripercorra con amarezza l’istinto che ha ignorato, prigioniero dei suoi stessi spergiuri.
Non sappiamo se Erode si sia scrollato di dosso la tristezza di questo ricordo o se abbia continuato a tormentarsi. Ma di certo, anche solo per un attimo, deve aver sperato! Forse in un giorno in cui un banchetto avrebbe decretato la vita e non la morte. In un giorno in cui sarebbe stato di nuovo possibile sedersi, mangiare assieme, e trarne vita. Nella venuta di un cibo più forte della paura di essere se stessi e del bisogno viscerale di nascondersi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali contraddizioni si agitano o si sono agitate dentro di me?
Quali luoghi di me ho terribilmente bisogno di nascondere? In quali situazioni rinuncio ad essere me stesso?
Quali speranze impossibili, quali insperabili ribaltamenti della mia storia mi sento di consegnare oggi alle mani tenere di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Agosto
2019
C’è speranza!
commento di Mc 6,17-29, a cura di Elena Benini