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Amare è donare tutto se stesso senza nulla chiedere, amare è non dire mai... “mi devi”.
Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 23, 13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Mi lascio ispirare
Si può correre il rischio di pensare alla preghiera come a uno scambio di favori: noi facciamo le nostre preghiere per bene, in cambio Dio fa accadere quello che vogliamo. Magari per aumentare l’efficacia offriamo anche qualcos’altro. «Fai in modo che succeda questo, e io in cambio farò questo». O ancora: «se succede questo, io in cambio diventerò più così».
È un atteggiamento rischioso, Gesù infatti chiama “guide cieche” coloro che consigliano di comportarsi in questo modo. Come se fosse l’offerta messa sull’altare a determinare l’esito della preghiera, quando invece il protagonista della preghiera non è certo l’offerta, ma l’altare.
Qualunque cosa venga dalla preghiera ha come fine la nostra felicità. Se le cose non vanno come vogliamo, non è certo perché non abbiamo pregato abbastanza, ma magari solo perché il Signore sa meglio di tutti che cosa è veramente buono per noi. E di certo non ci chiede di cambiare quello che siamo in cambio di un favore.
Non dobbiamo scordarci che Dio ci ama, e ci ama incondizionatamente, proprio così come siamo adesso. E proprio per questo Lui vuole agire per il nostro bene senza chiedere nulla in cambio. La preghiera ci cambierà soltanto se anche quel cambiamento è per il nostro bene.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che tipo di rapporto ho con Dio durante la preghiera?
In quale occasione ho sentito l’impatto positivo della preghiera sulla mia vita?
In che luogo della mia vita sento il bisogno di cambiare qualcosa? Da dove viene questa necessità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Agosto
2019
L’altare è più grande dell’offerta
commento di Mt 23, 13-22, a cura di Pietre Vive (Roma)