Michelangelo, La creazione di Adamo, dettaglio -
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
Wisława Anna Szymborska
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Mi lascio ispirare
È scettico, Natanaele: la sua esperienza gli suggerisce che non può esserci nulla di buono che proviene da lì, da quel luogo, da quella persona, da quell’ambiente. Eppure.
Eppure, sentitosi chiamare per nome da Filippo, si incammina. Risponde all’invito: va e vede. Va e sperimenta. Va e incontra. Filippo, che già ha sperimentato, si fa mezzo, strumento e testimone.
Il resto lo fa Gesù.
Si fa prossimo, va incontro a Natanaele, lo riconosce e lo chiama per nome: in lui non c’è falsità. Natanaele non se n’era neppure accorto, ma Gesù era già passato dalla sua strada, benché lui fosse troppo concentrato – forse a leggere, a studiare come per usanza sotto i fichi, o comunque troppo preso nel fare ciò che doveva fare, per accorgersi di Gesù che passava nella sua vita. Ora che anche Natanaele si muove e va verso, l’incontro si fa incontro vivo, trasforma. E una volta fatta esperienza di questo incontro, non si può che chiamarlo Maestro e seguirlo.
Non importa quante volte abbiamo lasciato che il Signore passasse nelle nostre vite senza accorgercene, indaffarati come siamo nel lavoro, nello studio, nel fare. Quando decidiamo di andare incontro all’altro, quando superiamo i pregiudizi, lì e in quel momento lui si fa prossimo e ci chiama per nome. Poi da lì, la strada si fa insieme.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i luoghi (ambienti, relazioni) da cui non mi aspetto nulla di buono? Quali pregiudizi mi frenano?
Anche e soprattutto in quegli ambienti quali segno del passaggio del Signore ho trovato?
Come lo chiamerò, quando lo incontro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Agosto
2019
Incontrarsi
commento di Gv 1,45-51, a cura di Francesca Carraro