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C’è gente che dice che vuol lottare e poi confonde il fischio d’inizio della partita con quello dell’ultimo minuto, e va a casa.
Stefano Benni
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Mi lascio ispirare
Una vita nella media, una vita ordinaria, una vita in cui – tutto sommato – non possiamo lamentarci. Con un po’ di spirito di adattamento, talvolta riusciamo a farci andare bene anche le condizioni più critiche senza battere ciglio. Quante volte seppelliamo nel nostro castello interiore l’insoddisfazione e difendiamo strenuamente le poche cose che abbiamo conquistato, per paura che ci vengano tolte anche quelle!
E poi all’improvviso, esplode quella esuberante sensazione che ci manchi qualcosa. I compromessi che abbiamo meticolosamente costruito non bastano più e sentiamo un’insopprimibile esigenza di alzare lo sguardo. Ci sentiamo confusi. Da una parte, abbiamo la percezione che esistiamo per vivere una vita migliore e dall’altra abbiamo la sensazione che il problema non stia nelle cose che possediamo, nel contesto che abitiamo, nella situazione che viviamo. La vera questione ha a che fare con la qualità del nostro esserci, con il modo in cui stiamo percependo la realtà, con lo stile con cui stiamo abitando il nostro presente.
Per un istante, alzando lo sguardo, vediamo persone che vivono in modo più leggero e ci rendiamo conto che è possibile guardare la nostra esistenza secondo una prospettiva inedita eppure già sperimentata: tutto ci è dato qui e adesso per vivere alla grande! E veniamo restituiti a quel gusto originario che in qualche modo “sappiamo” appartenere al nostro essere.
Ma basta poco per recuperare il nostro cinico sguardo ormai cronicizzato, secondo il quale quel gusto stra-ordinario non ci appartiene, non lo meritiamo, non fa per noi. E ci re-immergiamo assopito nel tran tran quotidiano: troppa coraggio riconoscere che solo Dio è il buono in quanto colui che crede nella nostra pienezza di vita. Troppa fatica cambiare sguardo… Peccato! La nostra fede non è proprio una fede da conigli…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali compromessi stai vivendo nel tuo presente?
Quali persone intorno a te riescono a guardare la realtà con occhi diversi dai tuoi?
Cosa ti impedisce di guardare il tuo presente con i loro occhi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Agosto
2019
Una fede da conigli?
commento di Mt 19,16-22, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ