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«Non cʼè niente di più concreto che incontrare Dio.»
Pedro Arrupe SJ, medico e gesuita
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11,1-13)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Mi lascio ispirare
Gesù si è allontanato dai suoi compagni per trovare un tempo di pace e silenzio per la preghiera personale. È un’immagine forte e i discepoli ne rimangono subito attratti, ma è anche un invito per noi a metterci in ascolto della volontà di Dio nella nostra vita, perché sia questa a determinare le nostre azioni e le nostre scelte.
Ma c’è di più: Gesù da questa esperienza di intimità con Dio è trasformato in profondità. Ha riconosciuto quella parola che più di ogni altra lo identifica: “Abbà”, che significa “babbo”, e tutta la sua vita e la sua missione sarà incentrata su questa parola.
In altri termini, ha compreso la sua “vocazione personale”: il suo più profondo “io”, il suo vero nome. Ognuno di noi ne ha uno, unico ed irripetibile, e siamo chiamati a diventare consapevoli di quale sia, perché possiamo accettarlo profondamente e viverlo con fedeltà e generosità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione mi sono scoperto a pensare a Dio come Padre?
Cosa faccio per cercare o rispettare la mia identità profonda?
Quando ho percepito la mia unicità nel progetto di Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Luglio
2019
Cercate e troverete
commento di Lc 11,1-13, a cura di Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani