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Pensare è facile, agire è difficile, e mettere i propri pensieri in pratica è la cosa più difficile del mondo.
Johann Wolfgang Goethe
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,21-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Mi lascio ispirare
Oggi veniamo posti davanti alla domanda del senso che c’è dietro al nostro fare.
I gesti che i “molti” mettono davanti a Gesù sono proprio quelli che compiono i profeti e gli uomini di Dio: profetare, scacciare i demoni, fare i prodigi. Eppure non basta farli per entrare nel Regno di Dio.
Le nostre scelte sono la punta di un iceberg molto profondo; sotto il livello dell’acqua ci sono molte spinte diverse che vengono dalla nostra interiorità e che ci portano a scegliere di fare un gesto o dire una parola piuttosto che il contrario. Però se gesti e parole non buoni nascono da intenzioni non buone, non è detto che valga il contrario: ci sono infatti gesti buoni che nascono da intenzioni non buone, e lo facciamo sapendo quello che facciamo! Quanti gesti di gentilezza infatti nascono dalla ricerca consapevole di un vantaggio personale?
C’è però anche un livello più profondo, più difficile da riconoscere, in cui abitano silenziose altre spinte che sono nate nel tempo da ferite, da abitudini, spesso le impariamo senza accorgercene da chi abbiamo intorno… e a volte queste ci portano a dire o fare cose che ci sorprendono (raramente in positivo!). Se non le riconosciamo, queste spinte sceglieranno al posto nostro e ci faranno vivere una vita che non vogliamo!
Chiediamo al Signore a fare discernimento, cioè di aiutarci a dare nome a ciò che ci portiamo dentro per separe le motivazioni buone da quelle cattive, e seguire le prime.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali intenzioni buone sono state tradite dai gesti che ho compiuto?
Quale ferita affido oggi al Signore?
Quale mia profondità vorrei fosse abitata da Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Giugno
2019
Profondità di senso
commento di Mt 7,21-29, a cura di Leonardo Vezzani SJ